Elezioni in arrivo e i signori delle tattiche tornano a fare il loro gioco vecchio e ripetitivo: scorrere l’elenco di tutti i cittadini che votano ed inserire nelle proprie liste un nome per ciascuna famiglia, con una mappatura di precisione ad errore zero.
In questo modo, il momento più alto dell’esercizio della democrazia di una città si trasforma nella pantomima di un minuetto, “educato” e lezioso, di assegnazione delle preferenze.
E così, educatamente ma senza alcun mandato politico o consenso ad una visione sul futuro della città, tanti cittadini sono costretti a votare un parente per non offenderlo e per evitare fratture familiari. Per “buona creanza”, insomma.
Ogni cinque anni, dunque, l’appuntamento delle elezioni comunali diventa un momento per testare l’indice di una “coesione familistica” dentro gruppi di appartenenza ristretti e “chi se ne frega” se la città intera va a farsi benedire.
In particolare, anche se la sua carriera è al tramonto, il Sindaco uscente Mastella – famoso in Italia per le sue tatticucce dell’1%, quelle con cui ha saputo condizionare la tenuta dei governi nazionali – non si arrende e riporta il suo schema della polverizzazione del consenso dentro ogni famiglia.
E grazie a lui Benevento assurge nuovamente agli onori negativi della cronaca politica nazionale: siamo infatti tristemente famosi non per i programmi strategici sulla città, ma perché siamo la città con il più alto rapporto tra numero di candidati e numero di abitanti.
Se vogliamo assicurare democrazia e libertà a questa tornata elettorale, l’unica scelta “educata” che a questo punto dobbiamo fare, è quella di essere maleducati e dire “no” al voto “di sangue”, “di vicinato”, “di appartenenza” o “di amicizia”.
Dobbiamo essere maleducati e dire “no” se la persona da votare non è competente, affidabile, se non ha dimostrato concretamente, nelle azioni della sua vita, di “avere fatto la politica” quotidianamente perché il sistema dei “politici” non basta davvero più, è un sistema che non ha dato alcun risultato a questa città.
L’amicizia e la famiglia sono due legami fondamentali per la vita, ma non c’entrano nulla con la responsabilità amministrativa e con la competenza gestionale di un Ente come il Comune.
Io, ad esempio, a mio zio sono molto affezionato, ma non lo posso votare se non è in grado di progettare sviluppo per le contrade, di riqualificare i quartieri del centro, di governare la transizione ecologica della città capoluogo, di connettere Benevento al flusso del traffico commerciale, di portare il nome e le potenzialità di Benevento sui tavoli nazionali, di renderla una città a misura di bambini ed una città accogliente con un welfare della persona e di comunità.
Il voto educato, quello che ci fa dire “ho preso già un impegno”, non serve a nulla.
Disimpegniamoci e facciamo una scelta di responsabilità politica e sociale: la rivoluzione del voto maleducato dato a persone e programmi che convincono per la visione e la competenza che hanno.