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Oggi sono qui, a Lampedusa, nell’isola che è la porta mediterranea dell’Europa, insieme al Teatro Delle Forme, alla Rete Italiana di Cultura Popolare per presentare, nella conferenza stampa che inizia fra poco, L’immaginifica storia di Espérer, che da Lampedusa risalirà l’Italia fino a Bardonecchia.

Espérer è un’isola nata dagli scogli di Ventimiglia, in Liguria, e dall’incrocio di molte storie, la prima di queste è quella di Fridtjof Nansen: scienziato ed esploratore norvegese che 1922 riceve il premio Nobel per la pace dopo aver inventato il Passaporto Nansen, un originale documento di viaggio che permise ad apolidi e profughi delle guerre di fuggire ai genocidi e dai totalitarismi. Ne beneficiarono 450.000 persone e, tra queste, alcuni degli artisti che hanno illuminato il secolo scorso: Chagall, Stravinskij e Nabokov, da questo passaporto venne redatto il documento di viaggio descritto dalla Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status dei rifugiati.

A partire dalle parole di Nansen è stato elaborato il “Certificato di esistenza”, uno speciale documento che sarà offerto a chi vorrà raggiungere l’isola itinerante di Espérer.

L’isola di Espérer inizia a prendere forma nel 2015, quando Antonio Damasco, drammaturgo, attore e regista si trovò a dovere spiegare alle sue due bambine quello che stava avvenendo sugli scogli di Ventimiglia. Da quella esperienza nacque una favola allegorica, divenuta un libro illustrato da Alice Tortoroglio: L’immaginifica storia di Espérer.

Si narra di Sollucchero, un paese in cui poche famiglie di giostrai detenevano la quasi totalità delle attrazioni turistiche ed economiche, ma anche di Rien-ne-va-plus, città dell’amore e di un ineguagliato claim pubblicitario in voga da oltre 200 anni: liberté, egalité, fraternité. Ma soprattutto si racconta degli scogli che sono sempre stati un luogo senza patria, in alcune storie non completamente appartenenti alla terra ferma ma neanche al mare, spesso popolati da creature mitologiche, come nel caso delle sirene di Ulisse.