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Di questa marcia nonviolenta nel cuore di Kiev, sognata per poter abbracciare il popolo ucraino e gridare: “Noi ci siamo, l’Europa è con voi!”, restano impresse tante tante sensazioni forti e tanti ricordi gentili.
Il saluto di Igor commosso alle sei del mattino del 12 luglio, quando saluta uno ad uno i partecipanti del Mean che risalgono sul bus in direzione Europa, l’emozione della giovanissima Vada a poter parlare ad una platea di europei presenti nel suo comune delle sofferenze e dei dolori a cui la guerra sottopone i giovani della capitale e di tutto il paese, la tenerezza di un uomo-energumeno di due metri di altezza, ex pugile e sindaco di Kiev, che ci ringrazia per essere venuti nella sua città nonostante egli “non sia in grado di garantirci la sicurezza”, la compostezza del Nunzio Apostolico nell’esporre il suo ragionamento lucido e profondo anche quando la sala viene presa dal trambusto della stampa incuriosita dall’uscita di Klitschko.
Ma forse, più di tutto, restano impressi i sorrisi delle addette al museo nazionale che lo vedono finalmente vivo dopo mesi di chiusura dovuto alla guerra. Natalia ad un certo punto si avvicina, mi prende in disparte e mi dice che insieme ad Igor hanno deciso di farmi un regalo: mostrarmi un plastico che narra l’origine e l’espansione di Kiev nei secoli, con una spiegazione dettagliata ed accompagnata da un cursore verde che illumina la città il cui racconto a sua volta illumina gli occhi di Natalia.
In quella gioia di Natalia ho visto tutta la forza di un’azione Nonviolenta che toglie veleno e desolazione e restituisce vita alle terre aggredite.
𝐈𝐥 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐨 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐮𝐧 𝐩𝐢𝐜𝐜𝐨𝐥𝐢𝐬𝐬𝐢𝐦𝐨 𝐠𝐞𝐬𝐭𝐨, 𝐦𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐠𝐞𝐬𝐭𝐨 𝐡𝐚 𝐚𝐯𝐮𝐭𝐨 𝐮𝐧’𝐞𝐜𝐨 𝐞𝐧𝐨𝐫𝐦𝐞 𝐝𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐢𝐥 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐜𝐡𝐢 𝐜𝐢 𝐡𝐚 𝐚𝐜𝐜𝐨𝐥𝐭𝐨.
𝐄𝐝 𝐞̀ 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐩𝐞𝐫𝐚𝐯𝐚𝐦𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐜𝐜𝐚𝐝𝐞𝐬𝐬𝐞.