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In questi giorni in cui cerchiamo riparo in ogni dove dalla calura asfissiante, chiunque apra un sito di informazione online, a casa, in montagna o sotto l’ombrellone, vivrà una profonda distonia interiore, se ha conservato un minimo di empatia con il mondo che lo circonda.
Accanto agli aggiornamenti quotidiani sullo stato del medagliere olimpico, appaiono le notizie quotidiane che ci informano sugli scenari di guerra più caldi, che si aggiungono agli echi dei tanti conflitti dimenticati che, di tanto in tanto, fanno rumore sui media. La news di un bronzo al ping-pong compare accanto ad un bombardamento ad una scuola a Gaza, un argento nel nuoto si accompagna alle immagini dei raid incessanti su Karkhiv.

Fin dall’inizio di Parigi 2024 siamo stati esposti ad un surreale abbinamento di immagini: abbiamo vissuto quasi in contemporanea l’arrivo di un missile supersonico su un ospedale pediatrico a Kyiv con l’arrivo del tedoforo che ha acceso la torcia olimpica.
E poi le stragi in diversi paesi del continente africano, Congo in primis, mentre il Mar Rosso diventa esplosivo, Israele e Iran che continuano a scaldare i motori della loro prossima guerra, non più fredda, la Cina e la Bielorussia che hanno appena finito le loro esercitazioni militari coordinate. Lo schermo dei nostri device ipertecnologici si affanna indefesso nel tentativo di scuotere le nostre coscienze o suscitare le nostre reaction, tra un podio, un morso ad una medaglia ed un condominio che esplode.

Ripensando a quel famoso 776 a.c. in cui le Olimpiadi ebbero inizio con la prima tregua dichiarata “per ragioni sportive” ( non per motivi etici, ma semplicemente perché i militari impegnati in guerra erano gli stessi che i greci volevano vedere competere alle gare di Olimpia), viene da esclamare: ma come è possibile non avere più nemmeno quel sano cinismo greco che rendeva le guerre sconvenienti almeno per un mese ogni 4 anni?
Di fronte alla distopia delle immagini tra gli osanna al tiratore turco ed il terrore delle soggettive dei soldati russi, viene da chiedersi che senso hanno queste olimpiadi moderne. La conclusione a cui si arriva facilmente è che sono una farsa rispetto a quelle originarie e sarebbe meglio non celebrarle più.

Oppure si potrebbe provare ad aggiungere una disciplina olimpionica, che segua lo specchio dei nostri tempi difficili: la competizione del dialogo creativo tra gruppi diversi ed in conflitto armato, diretto o indiretto, tra di loro. Dalle prime cinque discipline siamo arrivati a trentaquattro, aggiungendo nuovi sport nel corso dei secoli e dalla ripresa voluta da De Cubertin nel 1896.
Se nel 520 ac fu inserita la disciplina della “corsa degli opliti”, una gara di velocità tra uomini nudi e armati, e nel 2024 è stata aggiunta per prima volta la Break Dance, scomparendo nel frattempo il tiro alla fune, non sarebbe possibile, anzi auspicabile, riprendere la cultura dei ginnasi greci, in cui gli uomini venivano addestrati e competevano contemporaneamente sia nello sport che nella pratica oratoria filosofica e politica?

Invece di escludere le squadre che rappresentano nazioni non rispettose della tregua olimpica, non si potrebbe cogliere l’occasione delle olimpiadi invernali di Milano e Cortina per invitare tutti i gruppi nazionali a formare squadre abili nella dialettica non aggressiva, squadre che vengano a spiegare le ragioni dei loro popoli che vivono, subiscono o appoggiano i conflitti armati e la difesa armata, affidando ad un gruppo di esperti il compito di valutare criticamente sia la tenuta vincente del tavolo di dialogo che la validità delle proposizioni che potrebbero venir fuori dallo stesso, premiandone due alla volta?

Il 2026 potrebbe essere già tardi, ma per il rischio che oggi corriamo di ritrovarci a veder partire missili incrociati tra potenze nucleari mentre aspettiamo l’ultimo Grande Slalom, varrebbe la pena provarci.
Che bella sarebbe una premiazione in cui i rappresentanti delle società civili radunati in squadre salissero su un podio a due a due (squadre di nazioni contrapposte che hanno trovato soluzioni creative valutate come “fattibili” da una giuria di esperti).
Le prossime Olimpiadi seguiranno il Giubileo del ‘25, non possiamo che sperarci e pregarci.

pubblicato su AVVENIRE del 18 agosto 2024