Né il volto né il nome stesso di Andreij, sindaco di Horodnya, estremo confine nord dell’Ucraina, sono stati “utilizzati” nella campagna elettorale per le europee.
Eppure si potrebbe dire che la sua storia sia stata uno dei temi principali di questa competizione: l’Unione Europea deve aiutare o meno l’Ucraina a difendersi militarmente?
E’ stata certamente la domanda che ha tenuto banco in tutti i dibattiti, senza mai dare la voce a coloro che la difesa continuano a darsela da soli, da 830 giorni. Horodnya è stata liberata dall’invasione delle forze occupanti il primo aprile 2022, grazie all’arrivo tempestivo dell’esercito ucraino, e durante la breve occupazione era stata una città disobbediente.
I cittadini di questa area rurale, poco più di undicimila, sono scesi in strada dal 24 febbraio fino a quel benedetto primo aprile ed hanno circondato i carri armati ed i soldati russi con bandiere e canti, il sindaco stesso si è frapposto con il suo corpo davanti ai tank perché andassero via dalla cittadina. Per fortuna la resistenza nonviolenta non è sfociata in spargimenti di sangue, come accaduto in altre città in cui l’esercito russo ha sparato sulla cittadinanza inerme: ad Horodnya doveva insediarsi un centro strategico delle forze militari di Putin e non poteva funzionare senza l’appoggio della popolazione locale, perché avrebbe significato essere sempre attenti ai sabotaggi della resistenza locale.
Andreji è stato fatto prigioniero e gli è stato intimato di collaborare con gli invasori, ma la sua risposta è stata netta: “potete uccidermi”. Eppure qui da noi nessuno conosce questo umile eroe. La società civile europea ricorda da trentasei anni quello “studente ignoto” di piazza Tiennamen che osò sfidare con il suo corpo esile i carri armati della repressione cinese, ma non conosce il volto del contemporaneo e vivente Andreji, nonostante l’abbondanza di video e foto.
Perché questa così marchiana disparità di trattamento nella memoria collettiva e nell’empatia europea alla causa ucraina?
Il MEAN Movimento Europeo Azione Nonviolenta si è spinto fino a Horodnya per manifestare la sua solidarietà ad Andreji, a trenta chilometri dal fronte russo, dopo aver attraversato distese interminabili di “denti di drago”, spuntoni anti-carro che proteggono i confini ucraini da nuove invasioni.
Il Sindaco ha quasi pianto nel vederci, non poteva crederci che un gruppo di italiani fosse davanti a lui per portargli un saluto. Da due anni non si vedono stranieri e la sua città vive in uno stato di completo isolamento dal resto del mondo, tutti hanno paura di arrivarci. E pensare che fino a pochi anni fa in quella regione si celebrava ogni anno la “festa delle tre sorelle”: cittadini ucraini, russi e bielorussi festeggiavano con prodotti tipici e danze tradizionali la loro comune vita sul confine. Gli abitanti oggi sono arrabbiati e attoniti da questa invasione militare.
A tavola nasce un sogno, lo pronuncia Andrea del MEAN: la scuola di gestione creativa dei conflitti, che formerà i prossimi Corpi Civili di Pace Europei, perché intervengano tempestivamente nelle zone di tensione, nascerà su questo confine, tutti approvano. Ora però bisogna far finire l’aggressione, e mettere in sicurezza l’Ucraina dalla dittatura del vicino.
Il MEAN si schiera con Andreji e torna in Ucraina l’11 luglio; vogliamo portare con noi migliaia di civili in piazza, a Kyiv, e dire che “Non possiamo tacere”, urleremo perché questa aggressione venga terminata subito.